L’Economia Circolare unisce gli aspetti di sviluppo economico a quelli di tutela ambientale minimizzando il prelievo di risorse dall’ambiente naturale e riducendo il più possibile l’immissione di rifiuti con l’obiettivo finale di chiudere il ciclo produttivo, generando valore e mitigando i rischi per l’ambiente.
Questo modello mira a eliminare gli sprechi e gli scarti dei processi produttivi imitando i sistemi viventi nell’ecosistema, in cui i nutrienti vengono utilizzati in modo efficiente e poi reimmessi nel ciclo.
È quindi necessario il passaggio ad una visione d’insieme delle filiere che consenta di riprogrammare le attuali modalità di progettazione e sviluppo dei prodotti, di gestione delle materie prime e delle risorse energetiche e dei prodotti a fine vita.
La teoria dell’Economia Circolare nasce dall’esigenza di un nuovo modello di sviluppo economico che superi quello oggi dominante, denominato Economia Lineare in cui la vita di un prodotto è costituita da quattro fasi: estrazione, produzione, consumo e smaltimento.
Lo schema dell’Economia Lineare si è dimostrato infatti insostenibile a livello economico e ambientale per tre principali motivi:
Tali limiti possono essere superati con il passaggio ad un’Economia circolare, un modello di business in cui siamo tutti protagonisti fondamentali per garantire il corretto funzionamento del sistema, dal progettista, al produttore, al consumatore. Tutti hanno un ruolo importante e interconnesso agli altri ed è quindi necessario conoscere il proprio compito e come svolgerlo al meglio affinché la circolarità del flusso non venga interrotta.
Nell’Economia Circolare è fondamentale per ridurre l’impatto ambientale che le risorse utilizzate (materiali ed energia) siano prodotte il più possibile da fonti rinnovabili e le materie prime vergini non rinnovabili siano sostituite, in maggiore percentuale possibile, da materie prime secondarie (ossia provenienti da riuso o riciclo).
La progettazione costituisce uno dei passi fondamentali dell’Economia Circolare. Il prodotto deve essere pensato all’origine, progettato secondo logiche di modularità, versatilità e adattabilità per allungarne il più possibile la vita. Deve essere chiaro fin dal principio l’impiego che potrà essere fatto dei materiali di cui è costituito, privilegiando riuso e riciclo.
Durante la fabbricazione del prodotto è necessario mantenere alti standard di sostenibilità ed efficienza. Un processo efficiente infatti permette il risparmio di importanti quantità di energia e di emissioni inquinanti. I comparti produttivi devono essere riqualificati verso modelli più efficienti e i metodi di lavorazione devono essere rivisti per ridurre l’intensità energetica.
Nell’ambito dell’economia circolare si richiede un cambio di paradigma a livello di distribuzione: da prodotto a servizio. Grazie allo sviluppo delle tecnologie digitali, si può mettere in contatto domanda e offerta in modo nuovo, ossia un’azienda non vende il prodotto al consumatore, ma il servizio corrispondente. In questo modo si riducono i costi per entrambe le parti, si assicura il riciclo dei materiali e il raggiungimento di un alto grado di efficienza.
Nel passaggio al nuovo modello economico è necessario un cambiamento di mentalità anche del consumatore. Oggi siamo abituati a sostituire gli oggetti perché rotti o semplicemente perché vecchi. Sarà invece necessario (con l’introduzione anche di nuove figure professionali) imparare a incrementare manutenzione e riparazione dei prodotti, affinché la loro vita utile sia estesa il più possibile, qualora questa pratica sia dimostrata essere quella a minor impatto sull’ambiente Un’ulteriore opportunità per ridurre i costi aumentando l’utilizzo di un prodotto (quindi anche diminuendo il numero di quelli necessari) è la condivisione tra più utenti. Il consumatore inoltre dovrà imparare a privilegiare il prodotto circolare a quello tradizionale; per riconoscere tali prodotti saranno necessarie etichette chiare e certificazioni di circolarità.
Le città nell’economia circolare diventano le nuove miniere e la raccolta dei beni giunti a fine vita diventa quindi un processo di estrazione. Sarà quindi necessario massimizzare la raccolta differenziata, sia dei rifiuti urbani che industriali e un suo miglioramento qualitativo, è infatti necessario assicurarsi che i materiali raccolti siano di buona qualità per l’avvio al riciclo.
Il ciclo si chiude, con il rifiuto che attraverso il “riciclo” diventa materia prima secondaria. È ovviamente uno degli step fondamentali dell’Economia Circolare, ma non si deve commettere l’errore di considerarlo l’unico. Infatti è strettamente interconnesso con gli altri, come ad esempio la progettazione. Se fin dall’inizio della vita del prodotto è chiaro come verrà usato alla sua fine, allora il riciclo sarà più semplice e più efficiente.
I rifiuti che non possono essere reimmessi nel ciclo come materia prima secondaria devono essere smaltiti rispettando la gerarchia dei rifiuti, per esempio attraverso metodi di termovalorizzazione, in modo da minimizzare lo smaltimento in discarica. I processi di termovalorizzazione possono svolgere un ruolo importante nell’economia circolare, ma occorre ricordare che la termovalorizzazione è un concetto ampio che include diversi processi di trattamento dei rifiuti in grado di generare energia, alcuni considerati come recupero di energia, “waste to energy” (incenerimento e co-incenerimento con forte recupero di energia).