La strategia Eni, verso l’economia circolare si realizza nel progetto di conversione degli oli vegetali esausti in biocarburanti di alta qualità. Tramite una tecnologia proprietaria e l’avvio di una raccolta da parte dei dipendenti, l’azienda trasforma quello che era un rifiuto potenzialmente pericoloso per l’ambiente in una nuova risorsa energetica.
Eni è una compagnia italiana presente in tutto il mondo che opera in 71 Paesi nel settore Oil & Gas.
Nel 2015 Eni ha definito una nuova strategia aziendale, “Energy Solutions”, con l’obiettivo di garantire una sostenibilità di lungo termine verso un futuro low-carbon. Questo modello di busisness si basa su un percorso di decarbonizzazione che Eni intende attuare tramite la combinazione di gas naturale ed energie rinnovabili.
Il gas naturale è la fonte fossile con il minor contenuto di carbonio, quindi per Eni è importante investire in tecnologie per rendere più efficiente il suo utilizzo.
Eni, inoltre, utilizza fonti rinnovabili da oltre 35 anni durante i quali ha sviluppato tecnologie sempre più efficienti.
Come parte di questo percorso verso l’economia circolare, è nato il progetto di raccolta di oli alimentari esausti affinché siano trasformati in biocarburanti di alta qualità.
Gli oli esausti prodotti dall’utenza domestica sono oggi quasi interamente dispersi. Nel 2017 si sono raccolte circa 70.000 tonnellate di oli esausti, quasi esclusivamente prodotti dal settore della ristorazione e dell’industria, che rappresentano solo il 23% dell’olio prodotto in Italia, che ammonta a circa 280.000 tonnellate all’anno.
Gli oli vegetali esausti prodotti in Italia rappresentano una valida materia prima per il processo di lavorazione delle bioraffinerie Eni, che utilizzano la tecnologia proprietaria Ecofining e permettono di produrre biocarburanti di alta qualità e basso impatto ambientale.
Il progetto è stato avviato nella Bioraffineria Eni di Venezia e sarà successivamente esteso a tutti i siti Eni presenti sul territorio nazionale a partire dal petrolchimico di Porto Marghera, al Centro Direzionale Eni di Roma Piazzale Mattei e alla Raffineria di Livorno, in autunno.
L’obiettivo del progetto è quello di incentivare la raccolta degli oli vegetali esausti prodotti dalle famiglie dei dipendenti Eni. Ogni dipendente infatti, tramite una apposita tanichetta fornita da Eni, avrà la possibilità di conferire l’olio alimentare esausto generato a livello familiare evitando di disperderlo nel sistema fognario cittadino.
Il progetto è realizzato in collaborazione con le aziende municipalizzate di raccolta rifiuti del territorio su cui il sito insiste ed è corredato da un piano di comunicazione ben articolato per la sensibilizzazione del personale/cittadino ad una cultura ambientalmente sostenibile.
Il progetto prevede l’installazione su ogni sito Eni in Italia di sistemi di raccolta e di conferimento (tanichette da 2,5 lt fornite ai dipendenti Eni e a personale esterno che opera all’interno dei siti). Ogni sito sarà dotato di contenitore da 250-500 lt di capacità posizionato all’interno del sito dove ogni dipendente, tramite la tanichetta in dotazione, avrà la possibilità di conferire l’olio alimentare esausto generato a livello familiare. L’olio raccolto viene inviato, dopo rigenerazione, alla bioraffineria di Venezia ove, utilizzando la tecnologia proprietaria EcofiningTM, viene trasformato in Green Diesel (bio diesel idrogenato di altissima qualità).
Il recupero degli oli vegetali esausti nei siti Eni, non solo assicura il recupero dell’alto contenuto energetico presente negli oli, ma contribuisce in modo concreto e immediato alla riduzione dell’inquinamento. Infatti eliminare gli oli di frittura attraverso la rete fognaria può comportare gravi conseguenze ambientali, quali:
L’investimento economico per l’implementazione di tale sistema di raccolta per sito è limitato (1.000-4.000 € in funzione del numero di dipendenti presenti) a fronte di un rientro economico immediato dovuto al recupero dell’olio vs carburante (stimati da 1,5 a 2,5 lt/persona/anno) ed un ritorno indiretto sulla comunità derivante da una riduzione di costi soprattutto nella depurazione delle acque e contaminazione suoli. Considerando il progetto a regime si stima un recupero minimo di oli esausti di c.a 100 t/anno.